Consigli di branding per chi crea relazione di aiuto

 

Ci sono cose difficili da fare e se lo sono c’è un motivo. Raccontarsi, online e offline, soprattutto se fai una professione difficile da raccontare, non è per niente facile. Altrimenti tutti lo farebbero senza sforzo, o no?
Ok, è difficile. Però forse possiamo trovare il modo di renderla più semplice. Che ne dici?
Oggi vorrei soffermarmi sul branding per chi lavora sulla relazione di aiuto. In particolare per te che sei una psicologa.

È importante farlo qualsiasi lavoro tu faccia, ma quando parliamo di psicologia si apre un mondo: sei davvero sicura che le persone sappiano cosa fai? E soprattutto, sei sicura che le persone che potrebbero avere bisogno di te sappiano che possono fidarsi di te perché sei una professionista?

Nel mio primo post su questo blog, ho scelto di iniziare parlando di branding, perché è il primo passo da fare quando decidi di aprire un’attività (o quando quello che hai fatto finora non ha funzionato). Ed è ancora più importante per chi, come te, lavora fianco a fianco con le persone.

Riflettere sul proprio personal branding è un dovere. E non perché lo fanno tutti, ma perché è davvero importante saper dire (al mondo) chi sei, cosa fai, come e perché sei utile.

La tua attività esiste per aiutare qualcuno e non solo per te stessa. È il fondamento per qualsiasi attività: essere utile a qualcuno.
Se fai la psicologa, questa regola è ancora più vera.

Tutti sappiamo, o crediamo di sapere, cosa fa una psicologa. Quello che però non sappiamo è come e perché lo fa e come può esserci utile per risolvere o rispondere a un nostro bisogno.

Il personal branding è il motivo per cui le persone scelgono te e non un altro professionista. E allora perché non fare uno sforzo e aiutare quelle persone a sceglierti?

Oggi, in particolare vorrei soffermarmi su alcuni consigli pratici per aiutarti a raccontare te stessa e il valore che porti e mettere le basi per farti scegliere dalle persone che hanno bisogno di te.
I consigli che troverai qui di seguito valgono sia per l’online sia per l’offline. Quello che racconti sull’internet è quello che devi raccontare anche quando incontri le persone dal vivo. Ok?

Fatta questa fondamentale premessa, partiamo.

Parla come mangi

Mi è capitato molto spesso di leggere siti web di psicologi e psicologhe che raccontano quello che fanno partendo (e fermandosi solo lì) su scuole e metodi, con paroloni che servono solo a farsi belli con i colleghi: sai una cosa?

Professionale non significa essere un burocrate. Non stai parlando a una conferenza di psicologi, ma a persone che stanno cercando aiuto (o che magari non lo sanno ancora).

La tua personalità è unica e irripetibile

A me non interessa tanto se sei junghiana o rogeriana, ma se sei la persona e la professionista giusta per aiutarmi in un momento difficile della mia esistenza. Ti sei specializzata con un metodo particolare, d’accordo, ma quello che fa davvero la differenza è il tuo stile e come applichi quel metodo al percorso che creerai con me. Un percorso che varia da paziente (cliente) a paziente (cliente), unico e irripetibile.

 

Tono di voce: essere se stessi per essere riconoscibili

Sia che tu stia scrivendo i testi del tuo sito, una relazione, un post sul tuo blog o sulla tua pagina Facebook o che tu stia spiegando qualcosa a qualcuno durante un incontro dal vivo, magari a una conferenza, fai emergere chi sei, i tuoi valori e il tuo perché fai quello che fai con la tua voce autentica, personale, unica.

Non aver paura di essere differente dalla massa. Potresti rimanere sorpresa da come le persone ti ascolteranno più volentieri e si ricorderanno di come le hai fatte sentire.

Raccontare senza paura

Racconta senza la paura di essere banale quello che fai, perché lo fai e come. Di nuovo, le persone hanno bisogno di trovare una persona che parla la loro stessa lingua, che si metta in relazione con loro, che le auti a trovare la loro strada o che risponda a un loro bisogno e se possono riconoscersi dentro le tue parole, beh, che te lo dico a fare? Offri indizi, dimmi che mi aiuterai a trovare gli strumenti più utili per affrontare qualcosa (un divorzio, un momento difficile, un cambio di carriera, eccetera), fammi sapere che il mio bisogno può essere soddisfatto e che la mia paura può essere superata e io potrei decidere di farmi aiutare da te.

Scegli il tuo pubblico

Quando ti relazioni con un tuo potenziale cliente (paziente) e gli racconti il tuo lavoro, questa persona deve potersi identificare in quello che dici. E come si fa questo? Tracciando il profilo del tuo cliente ideale. Non mi stanco mai di ripetere che il personal branding è anche saper scegliere a chi vogliamo essere utili. Non possiamo essere utili a tutti, perché così facendo non lo saremo a nessuno. Più una persona si immedesima in quello che scrivi più ti vorrà al suo fianco. Più sarai generica, più quella persona scapperà.

Come puoi fare per definirlo?

Parti dal problema che risolvi e dal bisogno dei tuoi clienti e vedrai che sarà più semplice.
Creare il cliente ideale non significa lavorare solo ed esclusivamente con lui/lei. Significa che sei riuscita a trovare il modo per far capire quali problemi risolvi a chi si riconosce nelle tue parole.
E dopo aver capito quale problema risolvi, aggiungi il tuo valore, che risponde alla domanda “perché sei diversa”.

 
Lavorare sul proprio personal branding significa aiutare le persone a sceglierci. Il passo successivo è dedicarsi alla promozione del proprio brand, attraverso diversi strumenti.

Quali scegliere? Come usarli? Ne parliamo la prossima volta.

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