Da grande (non) voglio fare l’artigiano.

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È giusto che i bambini giochino sporcandosi le  mani? È giusto che provino, sperimentino, usino mani e mente per creare? La risposta è ovvia quanto semplice per tutti: sì.

Ai bambini piace inventare favole con le mani, immergersi nei colori, dipingere arcobaleni, costruire città impossibili, maschere paurose, animali fantastici, leoni con le ruote ed elefanti alti 4 metri. Ai bambini piace camminare a piedi scalzi tra l’erba bagnata, salire sugli alberi, guardando l’orizzonte che si infuoca di sole.

Ho avuto modo di incontrare due realtà scolastiche differenti; l’istituto commerciale Eugenio Bona (esperienza che Tatiana Cazzaro racconta in questo post della rete) e l‘istituto Lamarmora. All’istituto Eugenio Bona ho conosciuto ragazzi del triennio, dai 16 ai 19 anni, mentre all’istituto Lamarmora bambini di V elementare. In entrambi i casi ho posto loro la domanda su cosa avrebbero voluto fare da grandi e ciò che ho potuto constatare mi ha lasciato molto stupita e mi porta a fare questa riflessione con voi.

I bambini di V elementare hanno raccontato lavori per un buon 50% artigianali mentre tra i ragazzi grandi, su 3 classi selezionate nessuno, e sottolineo nessuno, ha espresso il desiderio di fare un lavoro artigianale.

È una situazione che deve far riflettere: non ero a un corso di laurea in filosofia, ma in una scuola superiore, quando ancora non si ha il futuro delineato ma solo una parvenza di cammino.

Se i bambini di V elementare hanno espresso la volontà di fare lavori artigianali, perchè questo desiderio si perde quando si cresce? Quali fattori hanno influito in maniera così forte da cancellare la manualità come lavoro sostituendola con il lavoro di concetto?

Non sto parlando di mancanza di creatività: sappiamo bene che la creatività risiede sia nella mente che nelle mani, che ogni lavoro, se fatto con passione, ne può contenere.  

Sto parlando di manualità, di artigianato, del passare dal gioco dei bambini al lavoro da grandi. Perché è sempre più difficile trovare un idraulico, un lattoniere, un falegname? Perché è più facile trovare l’amico dell’amico che piastrella il bagno a tempo perso piuttosto che un professionista?

Da 25 anni svolgo il mestiere di restauratore e sarebbe semplice mostrarvi i lati positivi; voglio invece tentare di sondare i lati negativi, quelli per cui credo i giovani non vogliano nemmeno provarci, preferendo di gran lunga incaponirsi in percorsi scolastici massivi e spesso frustranti che talvolta portano a fare lavori impossibili, sottopagati e umilianti.

  • Il lavoro artigianale è faticoso. Vero. Si usano le mani, le gambe, le braccia, ci si muove, si usano materiali di varia natura, spesso macchine, utensili. Possono capitare giorni seduti alla scrivania ma molto più spesso si sta in piedi, si gira intorno al lavoro, lo si studia, si progetta, si prova, si sperimenta.
  • Il lavoro artigianale non dà sicurezza economica. Vero. Il mercato non è stabile e intuire i gusti dei clienti non è facile. Una nostra creazione può incontrare il favore del pubblico e portarci grandi introiti ma al contempo possiamo sbagliare una produzione e tutto torna al mittente. Cambiano i tempi, i materiali, la tipologia di lavoro, niente è davvero programmabile e prevedibile.
  • Il lavoro artigianale non arricchisce. Vero. Se si parla di una ditta individuale bisogna tenere in conto che le mani sono solo due, le ore al giorno 24 e che non è possibile chiedere cifre folli per i propri lavor perché si rischia di non essere competitivi. La tassazione per la piccola impresa è elevata e spesso non commisurata alle potenzialità personali, anche perché non tiene conto dei tempi morti di progettazione, di malattia, di rapporti con i clienti, di contabilità.

E allora? Hanno ragione i ragazzi della scuola superiore a decidere di non voler fare un mestiere artigianale? Sì, certo, i bambini sono ingenui, ancora non vedono tutte queste difficoltà, ma i più grandi sì. Ed è per questo che fuggono?

Il nostro presente sociale dipinge il lavoro artigianale come umile e difficoltoso, sporco e poco produttivo? E se fosse diverso?

Torno alle mie affermazioni di prima:

  • Il lavoro artigianale è faticoso. Vero ed è per questo che è bello. La fatica stimola la creatività, aguzza l’ingegno, smuove gli ingranaggi del cervello. Se un lavoro non procede si è stimolati a cercare strade nuove, più semplici e competitive; se si fa troppa fatica si è spinti a trovare un modo più facile, meno laborioso. La fatica fisica non logora il cervello, lo alimenta. La fatica fisica nobilita; può sembrare antico, ma non vi sembra che in questi tempi abbiamo tutti bisogno di nobiltà d’animo?
  • Il lavoro artigianale non dà sicurezza economica.Vero ed è per questo che si è vivi. Il lavoro artigianale non è ripetitivo, è quasi una deformazione mentale la continua ricerca di novità, di cambiamenti, di rivoluzioni, di studio; un artigiano non smette mai di lavorare, nemmeno la domenica, nemmeno la notte e non è mai stanco. Anche quando lo è.
  • Il lavoro artigianale non arricchisce. Vero, ma è questo che davvero conta? È questo che insegnamo ai giovani? A fare i soldi? E dove la mettiamo la serenità, la felicità, la soddisfazione personale di aver fatto qualcosa con le proprie mani? La mia affermazione è però anche falsa, ci sono progetti artigianali che dal nulla sono nati e cresciuti fino a diventare vere aziende stabili e produttive.

Tutto è possibile, occorre dedizione, coraggio, forza, amore, passione, sacrificio.

E questo occorre insegnare ai giovani: a crederci.

Link utili

http://www.italiachecambia.org/2016/03/lavoro-futuro-artigianato-prodotti-fatti-a-mano/

Qui trovi l’elenco delle attività artigiane http://www.vv.camcom.it/1/servizi/registro-imprese-new-1/documenti/artigianato/Elenco_Attivita_Artigiane.pdf

Regione Piemonte: L’artigianato in Europa e in Italia http://www.regione.piemonte.it/artigianato/dwd/sistema_informativo/artigianato_europa_Italia_vers_integrale.pdf

Un interessante articolo del 2012 su Stefano Micelli, autore di “Futuro Artigiano” http://www.linkiesta.it/it/article/2012/01/26/il-futuro-e-lartigianato-il-lavoro-non-si-cerca-si-crea/5805/

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