Le artigiane si raccontano: Rosita Cupertino e Chemiocreatico.

Chemioterapico

Gli artigiani, gli artisti, hanno storie meravigliose da raccontare che parlano della fatica e dell’entusiamo della creazione.
Poche semplici domande per fare un viaggio dentro alla passione e al lavoro.

Chiara

Rosita Cupertino e Chemiocreatico

1) Presentati brevemente, indicando anche il tuo sito se presente.
Mi chiamo Rosita Cupertino, ho 56 anni, sposata da 30 con due figli meravigliosi; sono progettista arredatrice presso l’azienda di famiglia “La Cuperfrigor” – www.lacuperfrigor.it.
Cosa si vuole di più? Un bel diploma all’Accademia Albertina a 50 anni che mi ha cambiato la vita! Sì, posso dire di essere anche un’artista! Sono anche una volontaria quasi a tempo pieno da 30 anni (povero marito mio!) di quelle che organizzano qualsiasi evento ed occupano tutte le domeniche (Associazione Sinergia, Associazione Genitoriinsieme, Asilo di Muzzano ecc..)

2) Quando hai iniziato a lavorare, cosa ti ha spinto e perché?
Sono cresciuta ed ho vissuto in un laboratorio di falegnameria con mio padre e mia madre (ancora oggi a capo dell’azienda) che mi hanno trasmesso l’entusiasmo del fare, del creare, del bello, del risolvere i problemi e di non mollare mai! Ricordo che a 16 anni dissi a padre:”Voglio fare questo lavoro” e lui:“Per una donna è troppo difficile”; aveva ragione! Questo mi ha spinta, la sfida! Ma non ho mollato neppure oggi visto che entrerà in azienda mia figlia, che spingerò allo stesso modo! Tutto questo fare in età giovanile mi ha concesso di acquisire grandissima manualità (che oggi i giovani perdono perché non hanno la possibilità di attuare).

3) Il tuo lavoro è influenzato/ispirato da qualche artigiano del passato? Se sì, chi è e in che modo ti influenza/ispira?
Sono stata influenzata dalle tendenze che in 40 anni mi hanno formato uno stile ed una visione molto ampia ma soprattutto ho avuto sempre il desiderio di dare al cliente la possibilità di rendere il proprio arredamento unico, coinvolgendolo nella progettazione. Così è stato anche in Accademia e, grazie al mondo dell’Associazionismo, ho regalato molto semplicemente tutto l’aiuto creativo possibile, cimentandomi in scenografie, animazioni, installazioni, murales, performance ecc.

4) Tutti gli artigiani hanno una tecnica di lavorazione che non riescono a fare a meno di usare. Qual è la tua tecnica preferita?
La mia tecnica progettuale è, prima di tutto, il disegno a mano libera che consente al cliente di intravvedere immediatamente la professionalità e l’immediatezza della soluzione strutturale; è disegnare sui muri, sul cartone ovunque necessiti. Il progetto finale ora, grazie agli studi, lo renderizzo.

5) Si dice che per vedere il mondo per quello che è veramente si dovrebbero guardare artigiani, artisti e poeti. Che cosa pensi emerga spontaneamente dalle tue opere?
Penso che il mondo abbia bisogno proprio di questo e riporto una citazione di Edgar Degas che non mi stancherò mai di ripetere: L’Arte non è ciò che si vede ma ciò che consente agli altri di vedere!

 6) Spesso gli artigiani sono attivi anche in altri campi creativi. Oltre al tuo lavoro ti esprimi anche in altri campi artistici? Quali?
Mi sono resa conto che in questa carriera lavorativa ho fatto crescere in me un fare artistico che, fuso al mio lavoro, ha assunto una progettualità attentissima alla visione etica e sociale della vita, una consapevolezza rispetto alla realtà e al mondo. Mentre studiavo sono giunta alla conclusione di aver trascorso la mia vita ad organizzare progetti comunitari che mi hanno fatto capire di aver contribuito, nel mio piccolo, in modo sordo e anonimo, alla conformazione invisibile dell’arte partecipata. Il pensiero di Beuys si fa mio: “L’arte visiva è divenuta scultura sociale: ingloba un messaggio etico, porta avanti un’idea che potrà camminare, se partecipata, perchè sviluppa la capacità di vedere e di vedere con occhi nuovi, rimanda a processi di trasformazione continua, insinua la necessità di mantenere un approccio aperto alla coscienza”. Ho così interagito nel mio contesto sociale, intrecciando una rete invisibile di memorie mai conosciute, di un vissuto personale, rimosso di relazioni, affetti, malattie, guarigioni. Di vite! Ho inventato CHEMIOCREATICO!

7) In tempi recenti è sempre più frequente la pubblicazione del proprio lavoro su blog o social network. Come ti relazioni con il web? Ti piace? Ti trovi a tuo agio? Lo trovi utile per la condivisione del lavoro? E per trovare i clienti?
Ottimo mezzo di comunicazione che però non sempre riesco ad aggiornare. Il sito dell’azienda www.lacueprfrigor.it è perennemente da aggiornare, mentre la pagina FB è più immediata, faccio meno fatica a postare fotografie o messaggi brevi. Anche la mia pagina personale è parecchio attiva, ci vuole tempo. Oppure un ufficio stampa!

8) Per chiudere lintervista cita un lavoro di cui sei fiera o che ha per te un significato particolare.
CHEMIOCREATICO outside, naturalmente.
È l’opera del cuore, unica al mondo!
Tecnica: mosaico formato da tappi di farmaci chemio terapici applicati su struttura con diametro di 5 metri per un’altezza di 2m – un’enorme stanza con base dodecagonale. I tappi mi giungono da tutta Italia: sì, perché oramai la raccolta si è estesa grazie alla partecipazione di moltissimi poli oncologici italiani, grazie al dott. Clerico Mario, primario del reparto oncologico di Biella, che ha fatto in modo di introdurmi nell’associazione Oncologi CIPOMO, che, facendo rete, ha coinvolto chi ha voluto partecipare, tanto da spedirmi i tappi usati. Uso questi tasselli coloratissimi, rotondi e difficilissimi da collocare. Per il primo CHEMIOCREATICO mi sono ispirata alla PIXELART ed ho rilevato semplicemente dal web una termografia al seno a bassissima risoluzione, l’ho ingrandita tanto da contare i pixel e ho sostituito i pixel con i tappi (visto che corrispondevano i colori). Effetto sconvolgente: un racconto colorato che parla della memoria collettiva ed individuale, tra passato e presente, in grado di narrare storie invisibili. Ho semplicemente collezionato tappi di farmaci chemioterapici e li ho trasformati in arte partecipata ed ho usato la mia sapienza progettuale e artigiana per costruire un’opera unica al mondo che, purtroppo, non finirà mai!
Guarda il video dell’installazione

By Chiara Lorenzetti

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