Branding: una questione di immagine

Immagini di branding: domande e risposte

Per questo blog ho già scritto diversi articoli sul tema (li trovi tutti qui), ma ho pensato di raccogliere in un unico articolo un po’ di domande che possono sorgere spontanee o perplessità che magari hai al riguardo su cose che per me sono assodate.

Le immagini usate per raccontare una professione vengono dette di branding. Mentre la fotografia aziendale (anche detta di corporate) ha un’accezione più rigida e istituzionale, quella di branding è più tagliata su misura del mondo freelance.

Cosa sono le immagini di branding?

Le immagini di branding sono, in sostanza, un pacchetto di scatti accomunati da uno stesso stile, che potrai usare sul sito, sul blog e sui vari profili social per rendere la tua comunicazione visiva coerente e accattivante. Il pacchetto sarà composto da diversi tipi di immagini, dal ritratto allo scatto del prodotto, dall’immagine del luogo in cui lavori fino ad arrivare al tuo orto o al tuo adorabile amico a quattro zampe.

Le immagini possono spaziare da aspetti strettamente lavorativi ad altri più ricreativi e personali. La parte personale può – anzi deve – emergere perché stai parlando a persone (come te) e non automi, ma attenzione a non esagerare. Cerca un buon equilibrio fra i vari contenuti, magari distribuendoli in modo diverso fra i vari canali: anche perché una foto adatta a Instagram può essere fuoriluogo su LinkedIn.

A cosa servono le immagini di branding?

Servono ad alimentare la curiosità e a sfamare chi ti cerca online.

Di immagini, soprattutto per i social, non se ne ha mai abbastanza, le persone amano sapere qualcosa in più di te e le immagini forniscono un sacco di elementi in modo immediato.

Prova a pensare: cosa può cercare e apprezzare chi ti segue? Mettiti nei panni delle altre persone e prova a rispondere a questa fame di conoscenza. Ma ricorda, prenderti cura della tua immagine è solo un mattoncino della costruzione del tuo brand. Infatti non si tratta di vendere fumo: alle immagini (così come alle parole) devono poi seguire anche i fatti.

Ma io non sono un brand!

Capisco che possa non piacerti l’espressione personal branding perché trovi deplorevole paragonarti a un prodotto e magari pensi – più in generale – che “vendersi” sia una brutta cosa.

Io invece penso che, anche se non sei un prodotto o un grande marchio, il termine branding renda comunque molto bene l’idea.

Pensandoti come “un brand” riuscirai a essere più consapevole di quello che puoi fare per le persone e renderti conto del valore che puoi portare.

Il mio lavoro è sempre uguale, faccio sempre le stesse cose, non so mai cosa postare

In realtà, molti aspetti del tuo lavoro, quelli che a te possono sembrare noiosi, ripetitivi e poco interessanti magari a chi non è del mestiere (o alla zia Pina) non sono affatto chiari, soprattutto se ti presenti con un titolo in inglese. Cosa vuol dire nello specifico fare la crowdfunder o la project manager? Cerca di scomporre mentalmente le azioni che compi nella quotidianità, per ognuna, spiega in cosa consiste e poi pensa a come potresti tradurle in immagini. 

Credimi, farlo per gli altri è molto più semplice che farlo per sé quindi ti consiglio di farti aiutare da un occhio esterno. Se non vuoi rivolgerti a chi lo fa di professione coinvolgi almeno i congiunti

Non vengo bene in foto

Se ti vergogni come una ladra, se pensi che metterti in mostra sia sintomo di vanità e che no, proprio non fa per te… permettimi di convincerti del contrario! Avere alcune immagini che ti ritraggono è importantissimo per farti conoscere (e riconoscere) ma non vorrei ripetermi, quindi vai a leggere qui perché ti servono dei ritratti

E adesso che ti ho convinto passa allo step successivo, cioè scegliere il come e il dove.

Non ho un posto dove fare le foto

La soluzione più rapida e indolore è optare per un fondo neutro, a tinta unita. In studio si utilizzano dei fondali appositi, ma si può sfruttare senza problemi una parete. È un’opzione che io non disdegno: può essere interessante proprio perché la superficie non è perfettamente liscia, a patto che sia sgombra e pulita. Alcune imperfezioni si possono correggere in seguito tramite fotoritocco (o post produzione fotografica): si possono usare software come Photoshop o altre app ma, quando si può, è sempre meglio sistemare il sistemabile già in fase di scatto.

Il fondo neutro può però risultare un po’ asettico, quindi se vuoi rendere il ritratto più caldo e naturale meglio scegliere un’ambientazione. Può essere il luogo in cui lavori ma anche un luogo a cui sei affezionata (il parco dove ti piace passeggiare o il tuo bar preferito) e che racconta qualcosa in più di te.

Mentre sei in giro chiedi a chi è con te di scattarti qualche foto oppure cerca un punto di appoggio per il telefono (o acquista un supporto come questo) e vai di autoscatto!

Se riesci alterna immagini in posa ad altri scatti più spontanei e meno impostati.

Sono una consulente, quali immagini potranno mai rappresentarmi?

Dipende molto dal tipo di servizio che offri e da come vuoi che le persone ti vedano. È vero che ci sono professioni più “rigide” e altre in cui è consentito lasciarsi andare di più ma io ti consiglio di pensare fuori dagli schemi e non metterti troppi paletti.

Il punto è distinguersi e accorciare le distanze. Anche se sei una commercialista o una ricercatrice scientifica puoi rendere la tua materia meno ostica e più comprensibile anche a chi non è del mestiere.

Non so cosa indossare!

Può avere senso indossare qualcosa di più formale per l’immagine del curriculum (o di LinkedIn) e mostrarti in abiti più casual e rilassati sui profili social. Ma non è scritto da nessuna parte; puoi dimostrare la tua professionalità anche se non indossi il tailleur, la giacca blu e la camicia.

Se il tuo intento fosse, per esempio, quello di svecchiare l’azienda di famiglia potrebbe funzionare anche un look più alla mano.

Stare davanti alla macchina fotografica non è semplice quindi indossa qualcosa che ti faccia sentire a tuo agio

Evita di tirarti come se dovessi andare a un matrimonio, scegli abiti non troppo elaborati, fascianti o scollati. Meglio qualcosa di un po’ morbido che scivoli sul corpo e non segni troppo le forme e che ti consenta di muoverti senza impaccio.

Scegliere cosa indossare non è un vezzo nè sinonimo di superficialità, si tratta, piuttosto, di comunicare chi sei anche attraverso gli abiti.

Se vuoi approfondire la questione immagine di sé ti rimando a questo articolo di Francesca Tanini, psicologa psicoterapeuta.

Sono un’artigiana, come posso fotografare i miei prodotti?

I prodotti si possono fotografare in molti modi, il come dipende un po’ dall’uso e dalla destinazione delle immagini.

Come per i ritratti, scattare il prodotto su fondo neutro va bene, è più rapido e semplice, ma sarebbe meglio prevedere anche qualche scatto ambientato o creare delle piccole composizioni per restituire meglio la dimensione e la funzione dell’oggetto.

Non serve aggiungere troppe cose, basta un fiore, un nastro, un pezzo di carta o un angolo di tessuto per dare un tocco di colore e scaldare l’atmosfera.

Quante immagini mi servono per vendere il mio lavoro?

L’ideale sarebbe avere quante più immagini possibili. Puoi spaziare dai flatlay, quelle immagini dall’alto molto in voga su Instagram (di cui ho accennato nell’articolo sui set fotografici fai-da-te) a un dettaglio molto ravvicinato. 

Variare il punto di vista e le inquadrature serve sia per non annoiare e dare ritmo ai tuoi contenuti sia per raccontare le varie sfaccettature del tuo lavoro.

L’importante è trovare il giusto equilibrio e dare coerenza all’insieme scegliendo di mantenere l’atmosfera che vuoi trasmettere.

  • Se sei un’artigiana: puoi programmare sia degli scatti dei prodotti singoli, sia degli scatti del “backstage” quando il prodotto è ancora in fase di produzione, per far capire come nasce e si sviluppa l’oggetto. E poi puoi “ritrarli” insieme a te, proprio come se l’oggetto fosse una tua estensione.
  • Se sei una consulente: trova un espediente narrativo, scegli alcuni oggetti che rimandino concettualmente al tuo servizio, racconta storie e aneddoti in qualche modo legati ai tuoi progetti, prova a fare leva sugli aspetti emotivi delle persone a cui ti rivolgi e mi raccomando, anche tu, ogni tanto mettici la faccia.

Immagini di branding: qualche esempio

Eccoti qualche esempio da cui prendere spunto per la tua comunicazione visiva (e non).

Gaia Segattini Knotwear

I ritratti e le immagini prodotto di Gaia Segattini, fashion designer, hanno uno stile personale.

  • L’ambientazione del ritratto nella about page del sito è allo stesso tempo semplice ma di carattere.
  • Sul profilo Instagram @gaiasegattini.knotwear ci sono i prodotti, alcuni dettagli del processo e – soprattutto – persone reali, non stereotipate, che rendono la comunicazione del brand fresca e genuina.
Gaia Segattini
Gaia Segattini Knotwear

La Tata Maschio

Un uomo tata? Sì è possibile! Quindi abbasso gli stereotipi e prova a prendere spunto da lui per raccontarti online.

  • Lorenzo Naia è un autore di libri per l’infanzia quindi i suoi ritratti sono giocosi ma, non per questo, meno professionali. Ce ne sono sia di ambientati che su fondo neutro.
  • Il profilo Instagram @latatamaschio è davvero molto curato: ci trovi un sacco di flatlay, alcuni dettagli di vita, e tante tante storie.
Su Instagram le immagini non devono essere per forza didascaliche (o seguite solo da hashtag): il testo può parlare d’altro senza problemi (clicca sull’immagine per leggere il post completo).

BalenaLab

Anche Chiara Gandolfi scrive per lavoro perciò non ha difficoltà a raccontare di sé. Lavora con le parole ma ha comunque un occhio di riguardo anche per le immagini.

  • Nella about page del sito c’è un ritratto non convenzionale dove oltre a Chiara è presente una mascotte: la sua amata balena!
  • Per il blog ha scelto di usare dei collage di immagini originali che non si troveranno da altre parti.
  • Sul canale Instagram di @balenalab ci sono i corsi, le scrivanie, le piccole cose che ama ma anche tanti ritratti scanzonati, per non prendersi troppo sul serio! Tutte le immagini hanno un leggero filtro blu che richiama il colore del brand e rende l’insieme omogeneo e coerente.

Francesca Savino

Lavoro con professionisti e piccole imprese che vogliono cambiare punto di vista e dar forma alle proprie idee. Li aiuto a costruire un’immagine di sé e della propria attività chiara, credibile e riconoscibile (per sé e per gli altri). Lo faccio sviluppando progetti fotografici, alla ricerca di un senso che vada oltre il singolo scatto.

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