Cosa ci hanno insegnato questi primi mesi del 2020?

Ogni anno in questo periodo ognuna di noi ti avrebbe dato dei consigli per sfruttare al meglio l’estate o su cosa avresti potuto fare per rilassarti e staccare la spina

Quest’anno è stato un anno diverso e tutte abbiamo dovuto affrontare problemi che non ci aspettavamo, abituarci a una quotidianità che mai avremmo pensato di affrontare e vivere momenti difficili sia a livello personale che professionale che ci hanno obbligato a tirare fuori una forza che non pensavamo nemmeno di avere. 

Per questo abbiamo deciso di trarre vantaggio da questo periodo raccontandoti cosa abbiamo imparato da questi ultimi mesi, quali capacità abbiamo sviluppato e come vediamo il nostro futuro, augurandoci di trasmetterti delle buone vibrazioni per i prossimi mesi. 

Coltivare una nuova routine

La parola resilienza, ormai sulla bocca di tutti, mi ha accompagnata in questi mesi così strani. Perché non posso dire che siano stati “brutti”. Posso chiamarli intensi e sorridere della fortuna che ne ho tratto nel viverli. Mi sono ritrovata a casa con un bimbo di 4 anni che mi ha letteralmente ribaltato le giornate. E che mi ha permesso di rimettermi in gioco con lui, perché me lo sono potuto godere stando e crescendo insieme, creando ogni giorno attività e coltivando la nostra nuova routine.

Ecco, resilienza e ricerca di nuove abitudini fatte di cura per la casa, per noi stessi, per le nuove piante che abbiamo coltivato insieme sul balcone e che man mano hanno occupato tutta casa. Un periodo pieno di ricette nuove e golose da provare a 4 mani, di yoga vissuto con allegria con il mio piccolo e di un lavoro in smart working che è una evoluzione del mio lavoro che nel digitale trova la sua forza e nuova possibilità di crescita. Ho insegnato, creato e seguito corsi e webinar, sviluppato progetti e fatto consulenze utilizzando quegli strumenti che erano sempre stati lì e aspettavano di essere scoperti in altra luce. Ho imparato a riorganizzare l’agenda e a lasciare andare quello che non potevo controllare. Ora cercherò di portare nei miei giorni questo nuovo ritmo e routine fatta di valore e non di ansia per ottenere risultati. 

Eugenia Brini

Essere parte di un gruppo

Ho imparato a essere paziente e a sfruttare al massimo il tempo a disposizione. Ho cercato di mettermi in gioco, studiando e approfondendo argomenti che probabilmente durante un periodo “normale” di lavoro non avrei potuto fare. Le prime settimane sono state intense, per le consegne arretrare che dovevo completare, ma ho adorato lavorare in smart working… molti non concorderanno con questa mia affermazione! Più che altro, mi ha fatto sentire parte di un gruppo, quello di tutti coloro che per fortuna, nonostante la pandemia, non si sono fermati, ma si sono dovuti adattare a lavorare da casa. Io di norma lo faccio, ma il pensiero di tutti connessi nel proprio spazio comfort abitativo, mi ha fatto capire quanto fossi, nonostante tutto, fortunata.

È stato un periodo duro soprattutto a livello familiare, ma nonostante questo, ho cercato di trarre il meglio da questa situazione. Se dovessi scegliere una parola che mi ha seguita in questa mia quarantena è cambiamento, inteso come crescita interiore e perché no, professionale si spera!

Valeria Conicella

Indipendenza e frugalità

A metà aprile è stato pubblicato un mio articolo in cui ho avuto modo di scrivere quello che ho imparato durante il lockdown. Da quella data sono trascorsi alcuni mesi, l’onda lunga della pandemia si fa sentire, per contro continuo a pensare che siano stati mesi arricchenti nei quali mi sono potuta fermare e pensare a me, al fine di rileggermi in termini di valore. 

Ho rinnovato un patto con la mia vita creativa, mi piace occuparmi di design visuale, inteso come l’atto di risolvere i problemi della visione: sembra strano ma nell’ultimo periodo della mia professione il design era solo una parte di ciò che facevo, una minima parte. In questi primi sei mesi mi sono innamorata di nuovo del mio lavoro. E per questo mi sento fortunata. La vita è un viaggio e se in questo percorso ho la possibilità di fare ciò che amo per vivere non posso che ritenermi soddisfatta.

Questo è stato il primo step, il passo successivo è stato chiedermi ma come voglio vivere? E la risposta è stata in modo indipendente e frugale. Sarà un caso ma in questi sei mesi la parola frugalità si è affacciata nella mia vita, tutti i libri che ho letto da Camminare fino a Tieni duro! la prendevano in considerazione come modello: vivere con meno per essere più felici e indipendenti. Le piccole cose sono quelle che mi fanno stare più a mio agio e mi continuano a meravigliare, per cui forse questa è la strada da seguire per i prossimi 6 mesi di questo anno incredibile. Ti farò sapere a fine anno!

Marie Louise Denti

Rinnovarsi al proprio ritmo

Potrei riassumere questi mesi con un antico proverbio afgano che dice:

“Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo”.

Le lancette scandiscono ritmicamente gli impegni, sono come una strada stretta, che si percorrere con un piede davanti all’altro. Il tempo, invece, è fluido, è mutevole, si espande, ci mostra il panorama.

Con la quarantena gli orologi hanno fatto un po’ di posto al tempo.

Tanti programmi sono saltati, ma i tempi si sono dilatati per sperimentare, creare e guardarsi dentro con più calma e attenzione.

Il mio lavoro non è cambiato, il mio stile di vita non è cambiato, ma ho sentito il bisogno di diffondere gentilezza e accoglienza. Anche se la pandemia ci coinvolge tutti, ognuno di noi vive una realtà personale molto diversa che va accolta con delicatezza.

Intanto, mentre noi, ospiti vulnerabili di questo pianeta cercavamo nuovi equilibri, la Natura ha continuato indisturbata la sua vita, riprendendosi i propri spazi e rimettendosi in salute.

Porto con me i suoi insegnamenti, quelli di chi, anche quando è costretta a sacrificare parti di sé, sa rinnovarsi, senza fermarsi e rispettando il proprio ritmo.

Carolina Masieri

Un piano B, sempre

Non ho mai avuto una salute di ferro e sono sempre stata abituata ai cambi di scena, agli imprevisti, a cose che credevo di poter fare che non ho potuto fare. Il fatto che tutto il mondo per un periodo si trovasse nella stessa situazione che io già avevo vissuto mi ha sinceramente rincuorata.

Una cosa che ho imparato a livello professionale è che non importa quanto vada bene la tua attività, quanti soldi tu stia facendo e quanto successo tu stia avendo, se non hai un piano B o anche C pronto da utilizzare all’occorrenza ti troverai spaesata al primo accenno di crisi e nessun “andrà tutto bene” potrà risollevarti.

Essere preparate alle crisi non vuol dire pensare che andrà comunque male ma aiuta molto a essere costantemente stimolate a trovare nuove soluzioni, a migliorarsi sempre e a diversificare molti aspetti del nostro lavoro.

Questo è il mio augurio, avere sempre i piani B pronti nel cassetto!

Laura Pezzutto

C’è un momento per tutto

È stato un periodo difficile, non lo nego: fino all’anno scorso lavoravo da casa e all’inizio, ritrovarne il comfort, è stato anche piacevole, ma mi è sembrato di tornare indietro proprio in un momento in cui stavo andando avanti con nuovi progetti.

Ma ho portato pazienza e la riflessione che mi viene da fare dopo questi mesi sospesi è che non ci sono formule magiche né frasi motivazionali adatte a chiunque.

Perché non c’è un unico modo di vedere le cose: c’è chi “good vibes only” e chi si accartoccia e vuole chiudersi dentro una scatola.

C’è chi “bisogna sfruttare il momento” e chi fatica a mantenere l’attenzione.

C’è chi fa appello alla resilienza e chi va in mille pezzi e non sa come raccogliere i cocci.

Non c’è un modo giusto e uno sbagliato di affrontare le situazioni, c’è però un momento per tutto e anche non essere al top ogni tanto va bene.

L’importante è “ascoltarsi”, smetterla di giudicarsi e di fare confronti, solo così si può trovare il modo giusto per sé, per ricaricarsi e ripartire.

Francesca Savino

Less is more

Non sono di certo io la prima a dirlo, ma la quarantena mi ha fatto toccare con mano che ho più bisogno di tempo che di denaro.

Pur non avendo mai smesso di lavorare grazie alle sedute online, si sono ridotti i tempi del quotidiano: la spesa al supermercato, gli spostamenti, le mille incombenze da svolgere si sono ridotte, lasciando dello spazio libero.

E quello spazio ho potuto riempirlo con gli affetti sul fronte personale e con lo studio e la lettura dal canto lavorativo.

Ho riscoperto il piacere e l’utilità di fermarsi ad approfondire un tema, ho ripreso in mano alcuni testi fondamentali di psicoterapia e ne ho incominciati di nuovi. Ho ravvivato così quel fuoco sacro per lo studio delle mie materie che tanto mi ha appassionano.

Credo che a volte concedersi il tempo di fermarsi e studiare un poco per il proprio lavoro, qualunque esso sia, significhi ridare linfa e vitalità alla propria professionalità e al desiderio con cui si fa un mestiere, senza che la monotonia della quotidianità prenda il sopravvento.

E aver temuto di perdere il mio lavoro, i “miei” pazienti, aver temuto di non poterli più ascoltare e di non poter più riflettere con loro a causa delle misure di distanziamento, mi ha fatto riassaporare la scelta che feci molti anni or sono, ne ha rispolverato la bellezza, le motivazioni e mi ha fatto spuntare un pensiero che mi ha reso felice: il mio lavoro lo risceglierei altre mille volte!

Francesca Tanini

Buona estate da tutte noi della redazione della Rete al Femminile di Biella, ci rileggiamo a settembre!

Photo by Evgeni Tcherkasski on Unsplash.

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Rete al Femminile

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