Biella

Il tempo di essere mamma (freelance)

Una cosa che ho sempre saputo è che un giorno sarei diventata mamma. Era da tanto che lo desideravo e sapevo che sarebbe arrivato al momento giusto. Il momento è arrivato quando io e il mio compagno abbiamo capito che diventare genitori era la nostra priorità, che una casa grande, il matrimonio (forse) e un lavoro avviato potevano venire strada facendo, così abbiamo accettato la sfida e deciso che avremmo affrontato tutto questo insieme.

Un’altra cosa che ho sempre saputo è che non avrei mai sacrificato il tempo da dedicare a mio figlio per il lavoro. Non ho mai creduto alla balla del “tempo di qualità”, il tempo è tempo e i bambini ne richiedono tanto, quasi tutto quello che abbiamo, almeno nei primi mesi di vita. Credo che un bambino abbia tutto il diritto di avere i propri genitori accanto, non sempre stanchi o di corsa, ma presenti veramente. Questo per me è un valore imprescindibile ed è da questo punto fermo che ho organizzato la mia nuova vita insieme al piccolo Pietro.

Ecco com’è andata

Essendo freelance il mio lavoro è sempre in evoluzione, tutto dipende da me e dalle mie scelte e non avendo un periodo di maternità vero e proprio, come chi ha un lavoro subordinato, ho deciso di dettare da me i tempi.
Verso l’ottavo mese di gravidanza ho iniziato a rallentare i ritmi e ho allestito il mio ufficio nel salotto di casa, in questo modo ho evitato gli spostamenti e ho avuto cibo e toilette sempre a disposizione, cose non da poco quando sei incinta.
Dopo la nascita di mio figlio ho deciso di prendermi sei mesi di pausa per dedicarmi completamente a lui. Ho chiuso in tempo i lavori ancora aperti, mandato mail e newsletter per avvisare clienti e colleghi in modo da non lasciare niente in sospeso, ho lasciato la gestione della Rete al Femminile di Biella e mi sono avviata con calma alla mia nuova vita di mamma.

Ora posso dire che la scelta di rallentare è stata quella giusta, perchè la vita da mamma quando arriva è una vera bomba!
Da quando sono tornata a casa con il mio frugoletto tutto è cambiato. In meglio, certo, è una vita nuova, più ricca, più intensa, vieni messa alla prova su tutto e, anche se scoppi d’amore e felicità, la fatica si sente. Le prime notti passate a casa con il mio bimbo mi sono trovata sopraffatta dalla stanchezza, è stata una condizione talmente nuova che ha assorbito le mie energie al 100%. Nessuno mi aveva preparato veramente a questi primi momenti dopo il parto, le mamme sono sempre belle e raggianti, poche si lasciano andare e dichiarano la propria stanchezza.

Nel restare a casa con Pietro non so se ritenermi fortunata o sentirmi un po’ anomala. In genere sento parlare più spesso di donne che hanno lavorato fino all’ultimo giorno di gravidanza e che hanno ripreso il prima possibile. Mi sembra che il modello mamma in carriera stile Sarah Jessica Parker nel film “Come fa a far tutto” sia un modello più comunemente accettato e riconosciuto rispetto all’immagine della mamma acqua e sapone che si gode la sua maternità, con i tempi dettati dal suo corpo e dalla creatura che darà alla luce.
Io in realtà mi sono sentita un po’ come la protagonista del film “Travolti dalla cicogna”, una giovane mamma alle prime armi, inesperta e insicura, con capelli spettinati e occhiaie, presa a consultare libri su libri che parlano di neonati, cercando chissà quali risposte. È un film che consiglio a tutte le neo mamme che cercano un modello più vicino alla realtà.

home_office

Veniamo al lavoro

Alla fine ho ripreso un po’ prima rispetto a quello che mi ero prefissata. Nel periodo natalizio mi sono offerta di aiutare a mia sorella nel suo negozio, si trattava di poche ore alla settimana dove le nonne potevano alternarsi nel portare a spasso il nipotino.
È stato più uno svago mentale che un lavoro vero e proprio, avevo bisogno di assaporare un po’ di normalità e riprendere la mia vita sociale. Le prime ore da sola fuori casa sono state una boccata d’aria, mi sono sentita libera e leggera come una adolescente in libera uscita.

Poi sono arrivate le prime richieste di lavoro, ho deciso di accettare precisando che i miei tempi sarebbero stati un po’ più lunghi rispetto al solito. Questi lavori mi hanno resa particolarmente orgogliosa perché sono arrivati da persone a me vicine che avevano già lavorato con me e mi hanno scelto per la mia professionalità e il mio stile, hanno rispettato i miei tempi e tutto è filato liscio.
Certo, organizzare le ore di lavoro restando a casa con il piccolo non è facile: per le cose più semplici, come rispondere alle mail, ci sono i momenti dei pisolini; durano circa mezz’ora e quello che riesco a fare non è molto. Per tutto il resto le nonne e il papà aiutano molto, mentre io resto a casa a lavorare ai miei nuovi progetti loro si prendono cura del piccolo Pietro, lo portano a spasso e fanno in modo che io sia tranquilla e serena.
Poi ci sono i momenti un po’ rocamboleschi come fare un collegamento Skype con il piccolo che mi strappa la maglia perchè ha fame, oppure scrivere una mail con tanto di bavette sulla tastiera, truccarsi correndo avanti e indietro tra il bagno e l’angolo dei giochi per controllare che Pietro non sia caduto o non abbia ingoiato oggetti strani.
Il bello di questa nuova vita è andare avanti insieme: mentre Pietro cresce e fa nuovi progressi, io riprendo un po’ alla volta i miei progetti, divento sempre più brava nella gestione casa-lavoro e piano piano i dubbi e le insicurezze svaniscono.

Un punto di forza di questo periodo è sicuramente quello di mantenere un contatto con le ragazze della Rete al Femminile. Portare avanti il progetto di questo blog è un modo per restare sempre in pista, avere il supporto e la collaborazione di altre donne che lavorano in proprio è un grosso aiuto e uno stimolo continuo per proseguire nel proprio progetto di vita e lavoro.

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