Biella

Punteggiare, respirare, ritmare

Questo post nasce sull’onda di un articolo scritto ormai lo scorso anno. Parlava di accenti, apostrofo e plurali: una guida pratica per scoprire il perché si scrive così senza accontentarsi di un “Perché sì”.

Senza la pretesa di voler salire in cattedra e trasformarmi nella maestrina con gli occhiali appoggiati sulla punta del naso, questo vuole essere un altro vademecum pronto da usare quando i dubbi sulla punteggiatura ci assalgono: “Metto un punto o un punto e virgola? Quanti puntini di sospensione ci vanno? E le virgolette?

La punteggiatura, messa al posto giusto, dà valore ai tuoi testi, rendendoli chiari e comprensibili senza cambiarne il significato.

Basta una dimenticanza o uno slittamento, in una frase, per capovolgerne il significato.

Un esempio?

«Per un punto Martin perse la cappa.»*

Per un punto collocato al posto sbagliato il significato e il senso di una frase, come quella di Martino qui sotto, possono essere completamente stravolti, fino a dire il contrario.

Porta patens esto. Nulli claudatur honesto (La porta sia aperta. A nessuna persona onesta sia chiusa.).

Porta patens esto nulli. Claudatur honesto (La porta non sia aperta a nessuno. Sia chiusa alle persone oneste.).

*Qui puoi leggere l’origine del proverbio.

Uso e significato dei principali segni di interpunzione

La punteggiatura è l’insieme dei segni di interpunzione che ci aiutano a

dare un ritmo a un testo e indicarci le pause,
dare un senso a quello che stiamo scrivendo.

Infatti la punteggiatura è uno strumento più legato alla scrittura rispetto alla lettura: quando si parla di lettura si usa il temine punteggiatura espressiva (per esempio il punto esclamativo, interrogativo e i puntini di sospensione sono molto bene espressi dalla lingua parlata).

Punto

Si usa per indicare una pausa forte alla fine di una frase. Serve per segnalare un cambio di argomento. Se lo stacco è netto si va anche a capo.

Si usa anche per le abbreviazioni e, se è a fine frase, il punto non si ripete.

Quando si usa:

  • alla fine di una frase o di un periodo;
  • in un elenco per punti quando la frase è molto lunga e gli altri punti trattano argomenti diversi;
  • in alternativa ad altri segni di interpunzione, come virgola o punto e virgola, per ottenere qualche effetto (è molto usato in letteratura per esempio e anche nelle bio di Instagram o Twitter);
  • quando hai una frase lunga e complicata. Per facilitare il lettore, puoi spezzare il periodo in più frasi per renderlo più fluido e comprensibile.
  • per le abbreviazioni (per esempio, dott., sig.).

Quando non si usa:

  • dopo averne già usato uno per abbreviare una parola che è a fine frase (per esempio: carta, penna, inchiostro, gomma, ecc.),
  • alla fine del titolo (di un articolo, per esempio)  che rimanda a un testo.

Virgola

Indica una pausa breve ed è, tra i segni di interpunzione, quello più versatile anche se quello con maggiori insidie.

“Andiamo a mangiare nonna.”

“Andiamo a mangiare, nonna.”

In questo caso, una virgola salva la nonna dal cannibalismo (cit.).

Quando si usa:

  • negli elenchi (per esempio “sono andata al mercato e ho comprato: patate, zucchine, carote, sedano.”),
  • negli incisi (es. la mattina presto, quando il sole non è ancora sorto, esco a fare due passi.),
  • per collegare le frasi senza la congiunzione – per asindeto – (per esempio “finita la lezione, gli studenti uscirono in massa dall’aula.”,
  • prima (o dopo) un vocativo (Torino, la nostra città).

Quando non si usa:

  • tra soggetto e verbo (Giovanni sta uscendo e non Giovanni, sta uscendo),
  • tra verbo e complemento oggetto (Giovanni ha mangiato la mela e non Giovanni ha mangiato, la mela),
  • tra il sostantivo e l’aggettivo (Giovanni ha mangiato la mela rossa e non Giovanni ha mangiato la mela, rossa).

Due punti

I due punti avvisano il lettore che ciò che seguirà è qualcosa che chiarisce, approfondisce o dimostra quello che hai scritto nelle righe precedenti.

Quando si usa:

  • se devi fare un elenco (ho comprato: borsa, scarpe, stola, vestito),
  • se devi spiegare meglio qualcosa che hai già in parte spiegato (Correggi i tuoi testi. O meglio: devi fare un buon editing),
  • per introdurre un discorso diretto (due punti, aperte le virgolette). E Giulia disse: “Ahimè, sono disperata”).

NB: ricorda che non puoi mai usare due punti consecutivi.

Punto e virgola

Il punto e virgola segna una pausa intermedia tra il punto fermo e la virgola.

Quando si usa:

  • personalmente lo uso molto poco, se non in alternativa alla virgola o al punto negli elenchi;
  • per spezzare un periodo complesso in più proposizioni (frasi);
  • per indicare un’interruzione intermedia.

Punto interrogativo e punto esclamativo

Come per il punto fermo, anche il punto esclamativo e interrogativo indicano la chiusura del periodo, seppur con funzioni differenti.

Puoi usare insieme i punti esclamativo e interrogativo: pensa ai fumetti o a qualche titolo pubblicitario.

Punto interrogativo

Si usa per porre una domanda. È difficile trovarlo in un testo scientifico, infatti è molto utilizzato nei testi più colloquiali dove diventa un modo che chiedere qualcosa al lettore o suscitare curiosità.

Quando si usa:

  • alla fine di una frase che pone una domanda (Per esempio, “Posso chiamarti?” “E tu?”);
  • in un titolo di un articolo, per esempio: “Conosci i segni di interpunzione e sai come usarli?”.

Punto esclamativo

Il punto esclamativo serve per esprimere stupore, sorpresa, per mettere enfasi a una frase o per dare più forza a una richiesta.

Quando si usa:

  • alla fine di una frase a cui vuoi mettere enfasi, per esempio: “Non vedevo l’ora di incontrarti!”,
  • per esprimere sorpresa: “Wow! Non me l’aspettavo!”,
  • Per impartire un ordine con vigore: “Fallo e basta!”.

Non esagerare mai con i punti esclamativi. Non alla fine di ogni frase. Per esempio: “Wow! Che bello sentirti! Non vedo l’ora sia sabato! Ci divertiremo tantissimo!!!”

Ecco, se vuoi metterne tre di fila per esprimere tutto il tuo entusiasmo fallo pure, ma a piccole dosi. E sempre e solo tre.

Puntini di sospensione

I punti di sospensione sono sempre e solo tre (3). Servono per esprimere un dubbio o sospendere il discorso.

Quando si usano:

  • quando vuoi lasciare un sospeso, per esempio: “non saprei…”,
  • se vuoi fare una citazione ma non la vuoi usare intera. Per esempio, “Quando in anticipo sul tuo stupore verranno a chiederti del nostro amore (…) non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole”.

I puntini di sospensione sono da usare con parsimonia, non esagerare mai.

Virgolette

Le virgolette possono essere alte (” “), basse (« »). Puoi anche optare per gli apici (‘ ‘) se hai già usato le altre e vuoi fare delle distinzioni.

Quando si usano:

  • per aprire un discorso diretto (per esempio, Arrivò Elena e disse: “Oggi è il mio compleanno!”),
  • quando vuoi fare una citazione (per esempio, «Amor, ch’a nullo amato amar perdona»),
  • se vuoi prendere le distanze da una frase o una parole (per esempio, quando dici «tra virgolette»).

Per la loro posizione, faccio qui un breve elenco:

  • punto, virgola, punto e virgola, due punti, puntini di sospensione, punto esclamativo e interrogativo vanno sempre attaccati alla parola che li precede. Lo spazio, invece, va sempre dopo;
  • le virgolette (e vale anche per le parentesi) vanno sempre attaccate alla parola che le segue e non a quanto le precede.

Il modo migliore per capire se la punteggiatura è corretta è leggere e rileggere. Meglio se ad alta voce. E fare attenzione a quello che i programmi di elaborazione testi (Word, Pages, OpenOffice, Google Documenti, ecc.), ci suggeriscono. Non sempre hanno ragione, ma la sottolineatura rossa ci mette in allerta.

Anche la punteggiatura può fare la differenza.

«Forward.»

è lo slogan della campagna del 2012 di Obama. Significa “Avanti.” con un punto fermo alla fine che dà un senso di finalità alla parola.

Se è vero che una virgola, un punto nel posto sbagliato possono capovolgere il significato di una frase, è anche vero che un punto messo nel punto giusto può rafforzare una frase e renderla vera, piena, ricca e farla diventare azione, storia, narrazione.

E quindi, sì: può far accadere le cose.

Tatiana Cazzaro

Lavoro per aiutare le persone e le imprese a guardare il mondo da una diversa inclinazione per scoprire un modo nuovo di comunicare, di raccontarsi e di entrare in relazione con gli altri. Lo faccio usando il magico potere delle parole e delle storie.

Ti potrebbero interessare:

Certi viaggi possono cambiare la nostra vita

Cosa succede dentro di noi all’arrivo di una notizia positiva e inaspettata? All’inizio siamo incredule, pensierose, ci affrettiamo a capire…

Leggi tutto »

Breve guida alle app per fotografare e modificare le immagini con lo smartphone

Anche senza avere una macchina fotografica professionale, puoi scattare immagini stupende con il tuo smartphone. Buy it, use it, break…

Leggi tutto »

Vuoi aprire un Bed & Breakfast? Ecco qualche piccolo consiglio!

Hai una vecchia casa appartenuta alla tua famiglia ma che ormai è sfitta da anni? Il tuo appartamento è troppo…

Leggi tutto »