Slow Life: imparare a rallentare per vivere meglio

C’è un’immagine che arriva dall’Oriente e che amo molto. È quella che paragona gli eventi interiori ad un lago: la superficie, le onde, sono i nostri pensieri e le nostre sensazioni, sempre in movimento. Quando osserviamo un lago mosso dal vento (che qui simboleggia la mente), vedremo un riflesso confuso e non riusciremo a guardare nella profondità del lago. Ma se il lago è calmo, allora potremo vedere anche il fondo (cioè la nostra anima) e ogni cosa riflessa apparirà nitida e bella.

Ormai nessuno ha più tempo per nulla. Neppure di meravigliarsi, inorridirsi, commuoversi, innamorarsi, stare con se stessi. Le scuse per non fermarci a chiedere se questo correre ci rende felici sono migliaia, e se non ci sono, siamo bravissimi a inventarle.”

T. Terzani

Otium e negotium

È nota fin dall’antichità la necessità di alternare, nella nostra giornata, momenti produttivi e momenti di tranquillità, per poter dar ristoro al corpo, chiarezza alla mente e ripartire con maggior entusiasmo.

Non c’è bisogno di andare in Oriente per trovare questo concetto. Basti pensare all’otium degli antichi Romani, un’idea molto diversa da come viene intesa oggi. Non si trattava infatti di un dolce far niente, era invece un momento di eccellenza separato dalle preoccupazioni della vita quotidiana, il cui scopo era l’arricchimento intellettuale e spirituale. Esso si alternava al negotium, gli affari, il lavoro, ossia tutte quelle attività necessarie agli individui per garantirsi la sopravvivenza. Addirittura per i Romani dell’età repubblicana il negotium passava in netto secondo piano rispetto all’otium. E, guarda caso, l’Impero Romano cominciò a decadere proprio nel momento in cui sulla società dell’otium, la società del pensiero e della saggezza, cominciò a prevalere quella degli affari e della ricchezza materiale. 

Ancora (e soprattutto) oggi, l’alternarsi dei momenti produttivi e quelli di ristoro non sembra essere facile né tantomeno scontato. La nostra cultura ci porta addirittura a sviluppare il senso di colpa, perché se ci fermiamo abbiamo l’impressione di perdere tempo, di non essere abbastanza efficienti o, peggio ancora, di essere egoisti. Perché questo? Perché il tempo corre veloce e noi ci facciamo sovrastare da scadenze e impegni.

Voi occidentali, avete l’ora ma non avete mai il tempo.”

Mahatma Gandhi

Noi libere professioniste lo sappiamo bene: non dobbiamo timbrare il cartellino, il nostro lavoro dipende esclusivamente (o quasi) da noi, e darsi degli orari diventa davvero difficile. 

Ma sappiamo anche che lo stress è uno dei principali nemici della creatività e dell’efficienza mentale. Imparando a concederci giornalmente un rifugio nel nostro spazio sacro, ci renderemo presto conto che a beneficiarne non saremo soltanto noi, ma anche la nostra sfera privata, sociale, e lavorativa. Liberare la mente infatti permette di aumentare inventiva e produttività. Bisogna quindi darle la possibilità di fermarsi e rigenerarsi.

Svuotare la mente

Oggi oziare vuol dire buttarsi sul divano o scorrere i social per delle mezz’ore. Ma questi sono solo altri modi per tenere occupata la nostra scimmia impazzita, la mente. È un tipo di ozio che non solo non ci ricaricherà, o nutrirà interiormente, ma potrebbe anche generare un senso di frustrazione causato dal vedere cose che non abbiamo o posti in cui non possiamo andare. L’ozio vero è ben altro, non è tenere occupata la mente bensì svuotarla, calmarla, fare un breve reset affinché poi funzioni meglio. Un po’ come quando dormiamo. Se hai mai provato un periodo di insonnia saprai bene quanto può essere devastante per l’umore, quanto le giornate si facciano faticose, ogni dovere un macigno. Anche la nostra capacità produttiva e la nostra creatività ne risentono inevitabilmente.

La stessa cosa accade quando andiamo avanti come caterpillar senza ascoltare i segnali che il nostro corpo ci dà: stanchezza, irritabilità, mal di stomaco…

La difficile arte dell’equilibrio

“Primo segno di un animo equilibrato è la capacità di starsene tranquilli in un posto e in compagnia di se stessi.”

Seneca

Le culture antiche ci insegnano l’arte dell’equilibrio, obiettivo che dev’essere perseguito in ogni aspetto e momento della nostra esistenza. Questo vale anche per il concetto di otium e negotium, tra azione e non azione dev’esserci sempre armonia: nel momento in cui uno dei due comincia a prevalere sull’altro, l’armonia viene a mancare.

Benissimo, ma come si coniuga tutto questo con la realtà? 

Come possiamo incastrare l’otium nelle nostre frenetiche giornate di negotium? Per prima cosa cominciamo a dare al primo la stessa importanza che diamo al secondo. Proprio come se si trattasse di un nostro dovere. E qui torniamo un attimo in Oriente. È dall’India antica che ci arriva il concetto di dharma, parola che si può tradurre come “dovere”. Qui prendersi cura di sé è visto appunto come un dharma, un dovere verso se stessi e verso gli altri. Strano, no? Per noi l’idea del dovere assume una connotazione decisamente più negativa. Invece il messaggio che arriva dall’Oriente antico è molto diverso: io ho il dovere di stare bene, ho il dovere di stare in armonia, perché dal mio equilibrio dipende l’equilibrio stesso dell’intero Universo, di cui noi siamo una semplice manifestazione. E per rimanere in equilibrio non devo far altro che seguire i doveri più semplici e fondamentali, come mangiare, dormire ed essere felice. Ebbene sì, abbiamo il dovere di essere felici!

La felicità non è appannaggio dei coraggiosi, dei folli e dei sognatori, ma un dovere di tutti gli individui e alla portata di ognuno di noi. 

Una volta compreso questo, sarà più facile rispettare il dovere quotidiano di rallentare, ascoltarsi, apprezzare ciò che abbiamo avuto nella giornata e riposare.

Programmare sì, ma anche lasciar fluire

Per noi libere professioniste potrebbe venire in aiuto inserire questi momenti nella nostra agenda, per assicurarci così di rispettare la nostra programmazione. Personalmente credo che questo approccio possa essere utile i primi tempi, dopodiché verrà spontaneo concederci il tempo necessario, anche se non l’abbiamo segnato nero su bianco.

La programmazione è molto importante ma dobbiamo fare attenzione che non diventi la nostra spada di Damocle.

Ricordiamo sempre che dovrebbe esserci di aiuto e non intimorirci. Ogni tanto sarà bene richiudere l’agenda e lasciar fluire. Lasciare che la giornata vada come deve andare, anche se non esattamente come ci eravamo prefissate. D’altronde nell’ultimo anno abbiamo dovuto fare i conti anche con questo, con il fatto cioè, che programmare lascia il tempo che trova, poiché non abbiamo mai il controllo effettivo su nulla. Questo non significa che la programmazione non sia importante, ma lo è in un modo differente: nella misura in cui ci serve per fissare un obiettivo, per aver chiaro ciò che vogliamo raggiungere. Ci fa da linea guida e ci incoraggia in ciò che vogliamo realizzare.

In questo complesso gioco di equilibrio, siamo noi libere professioniste ad aver in mano, più di altri, il nostro tempo. Non avere orari fissi può portarci ad un iper lavoro o, al contrario, può permetterci di costruire la giornata a nostra misura. 

La scelta spetta solo a noi 

Possiamo decidere quanto tempo della giornata dedicare a noi stesse. Possiamo scegliere di ascoltarci prima di arrivare al limite, possiamo scegliere di fare una pausa quotidiana tutta per noi, che sia un’ora di yoga o un buon massaggio, leggere un libro, ascoltare la nostra musica, oppure meditare.

Certo, sarà sempre un equilibrio un po’ traballante, ma quello che conta è aspirare a quell’equilibrio e cercare di mantenerlo, per quanto ci è possibile.

Diletta Bosso

Sono Diletta e sono un’operatrice olistica. Attraverso le discipline bio-naturali aiuto le persone a ritrovare o a mantenere un equilibrio fisico ed emozionale. Le mie grandi passioni sono l’Ayurveda, antico sistema di conoscenza della tradizione indiana, e la suonoterapia con le campane tibetane.

Nel mio studio di Biella mi occupo di Ayurveda a 360 gradi. Sia attraverso il massaggio vero e proprio, sia con le consulenze nelle quali, attraverso una lunga chiacchierata, cerco di conoscere chi ho di fronte e di darle dei consigli personalizzati per vivere bene e meglio attraverso il punto di vista dell’ayurveda.
Mi piace integrare questa disciplina con l’utilizzo delle campane tibetane, favolosi strumenti ancestrali che hanno origine nelle regioni Himalayane, da sempre usate per la meditazione e il rilassamento.
Credo fermamente che in un mondo veloce sia sempre più necessario e utile riscoprire antiche saggezza, in un’ottica che ovviamente non dimentichi l’epoca e il contesto in cui viviamo.

Contatti:

Mail: diletta.bosso@gmail.com

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Instagram: @diletta.benessereolistico

Photo by Yoann Boyer on Unsplash.

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