Biella

The BRAVE: chiudo la partita iva

Oggi il blog ospita Roberta Defassi, la nostra blogger che ha curato fino ad ora la rubrica The BRAVE e che ha qualcosa da raccontarci.

Chi sei?

Sono Roberta, sono una delle fondatrici del blog della Rete al Femminile Biella, sono una ex-dipendente, una ex-biellese,  e ora sono anche una ex-freelance: il 21 settembre scorso, dopo tre anni, ho chiuso la mia partita IVA. Finalmente.

Ma questo è un blog per donne che lavorano in proprio: perché mi racconti questa storia?

Perché siamo innanzitutto persone reali, che crescono e cambiano nel tempo, come tutti. Ed io in questi anni sono cambiata molto e voglio raccontarti come è successo e gli errori che ho commesso nel percorso, perché potrebbero essere d’aiuto anche per te.

Qual è la tua storia?

La mia storia da donna senza figli era stata molto serena, nessuna particolare difficoltà: avevo trovato lavoro da dipendente ancor prima della laurea e, fino alla nascita di Irene, mi ero sempre sentita apprezzata e gratificata, senza alcuna discriminazione per il mio essere donna.  

Al rientro dalla maternità però trovai un clima decisamente diverso, al punto che decisi di abbandonare quel lavoro, confidando di trovare una nuova occupazione in breve tempo. Ahimè, qui mi accorsi di aver fatto un errore di valutazione: trovare un nuovo impiego è un’impresa difficileAd ogni colloquio mi dicevano che il mio essere mamma non mi avrebbe permesso un impegno costante in azienda, perché ogni scusa è buona per mettere davanti i figli al lavoro.

La cosa più brutta è che me lo dissero talmente in tanti che ci credetti anch’io decisi di aprire la mia attività autonoma, pensando di riuscire a conciliare meglio il ruolo di mamma e quello di professionista.

Ed ecco il secondo errore: far rendere una partita iva, riuscire a portarsi a casa il pane quotidiano, richiede moltissimo lavoro, ben più di quello richiesto da un contratto da dipendente. E, cosa ancor più importante, richiede molto più tempo di quello che una neo-mamma può dedicare: come la mia piccola Irene, anche la mia piccola nuova azienda aveva bisogno di cura e costanza infinite. Ma il tempo è uno solo e dividerlo a metà mi lacerava dentro.

Non sono stata una sprovveduta, mi sono preparata al meglio: ho stilato il business plan, ho definito i miei servizi, mi sono data degli obiettivi economici e mi sono anche promossa sul web. Ma, alla prova dei fatti, non sono riuscita a produrre il fatturato che mi serviva per vivere. Quindi ti consiglio di diffidare da chi decanta la libera professione come un mondo magico in cui lavori in pigiama, bevendo tazze di tè mentre i bambini si divertono in salotto con i giochi montessoriani.

Cos’ha rappresentato per te il lavoro in proprio?

La libera professione è fatta di lavoro, lavoro e ancora lavoro. Di notti insonni per recuperare il tempo perso nella giornata e di sveglie all’alba mentre i bambini dormono beati. Di scadenze, di programmazione e di lavoro incessante. La mancanza di un’entrata fissa e la mancanza di un orario di lavoro per me poi era deleterio: uno stress unico che mi faceva sentire in colpa con Irene se ero al lavoro, e altrettanto se stavo con mia figlia invece che lavorare, un incubo!

Così inizio a rimuginare, a pensare non solo più a quel che mi piace fare, ma anche a quel che posso realisticamente fare.

Ricomincio a guardarmi intorno per trovare qualcosa che sia più a mia misura,  ed è così che mi arriva un incarico annuale come insegnante di sostegno di una scuola elementare, incompatibile con una Partita Iva. E sai di cosa mi sono resa conto?

Che ero felice, e sollevata, di chiudere la Partita IVA perché la freelance rampante con figli a casa non mi rende né felice né serena.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Godermi questa nuova svolta: mi piace insegnare (ho il diploma magistrale) e mi piace essere mamma.

Ah, quasi dimenticavo di dirti che in primavera diventerò mamma per la seconda volta! Oggi sono felice di questa nuova strada professionale: un lavoro a diretto contatto con le persone, un lavoro che mi stanca e mi gratifica, sia umanamente sia economicamente.  Un lavoro che mi garantisce delle tutele che mi permettono di affrontare serena la gravidanza e l’arrivo del secondo figlio. Sarà sempre così? Non posso dirlo. Sicuramente continuerò a coltivare la mia creatività e la mia passione per la scrittura e la narrativa: ho un e-book nel cassetto e un paio di progetti editoriali che prenderanno vita prossimamente, insomma, non mi sono fermata, ho solo dato una nuova svolta alla mia vita.

Cosa significa per te essere The BRAVE?

Significa non aver paura quello che ho fatto io: fare, disfare, sbagliare e riprovare.

Perché è naturale fare errori, tutti li facciamo, il vero coraggio è saperli riconoscere e superarli.

A te vorrei dire questo: cerca la tua strada, segui le tue passioni e se una situazione non ti fa più vivere bene, volta pagina e lasciati stupire dalla vita e dalle sue opportunità!

Cosa succede a questa rubrica?

Come potrai immaginare, nel prossimo futuro non sarò più una reticella perché ho deciso di chiudere (per ora) con il lavoro in proprio.

Chiara Magnani

Sono Chiara, di nome e di fatto. Lavoro come controller e analista dati dal 2004 e ti aiuto a trasformare idee e sogni in obiettivi chiari e sintetici, attraverso un’attenta pianificazione strategica. Uso i dati per capire la rotta intrapresa e le correzioni da apportare. Sono un agente di cambiamento: voglio rendere il mondo un posto migliore, e voglio farlo iniziando ad aiutare te che con la tua attività, ogni giorno, ti sbatti per creare valore, per te e per i tuoi clienti. Lavoro per business grandi e piccoli che sanno dove andare, ma hanno dubbi su come arrivarci al meglio, senza disperdere inutilmente energie, tempo e soldi.

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