Biella

L’emozione della voce

Quando ci relazioniamo con qualcuno, c’è un aspetto che influenza l’efficacia, la credibilità e la memorabilità di quanto stiamo dicendo e raccontando. Qualcosa che va oltre il mero contenuto. Già.

Prova a pensarci.

Quando ascolti qualcuno, la tua attenzione è focalizzata solo sulle parole oppure presti attenzione anche a tutto quello che la persona che è davanti a te sta facendo?

In realtà non te ne rendi conto, ma la tua attenzione è distribuita su tre diversi livelli:

  • quello che dice,
  • come lo dice,
  • cosa fa mentre lo dice.

È quell’insieme di linguaggio verbale, para verbale e non verbale.

Quando ci relazioniamo con qualcuno, quello che passa non è solo legato alle parole (verbale), ma riguarda soprattutto noi (il come: para verbale e non verbale).

Ed è la parte più rilevante del nostro discorso.

L’attenzione del nostro interlocutore è focalizzata solo in piccola parte sulle parole che diciamo. Tutto il resto dell’attenzione si concentra su come diciamo quel qualcosa: il linguaggio del corpo e il tono di voce.

Per parlare c’è bisogno di un apparato vocale e di una bocca. Attorno alla bocca c’è una faccia. E sotto c’è un corpo che sta lì e che, qualsiasi cosa tu stia facendo, continua a comportarsi, anche quando smetti di parlare e resti in silenzio.

Quando parliamo, Il nostro tono di voce connota subito la nostra personalità. C’è qualcosa racchiuso nel nostro “come lo diciamo” che influenza la percezione di noi.

…Non esistono parole pure e semplici.
Vi sono soltanto parole con gesti o con tono di voce
o con qualcosa del genere.
Gregory Bateson

Un testo scritto ha un tono di voce?

Nella scrittura, ahimè, le cose si complicano. Perché quando scriviamo, il tono di voce non è più connesso a un apparato vocale e fisico, bensì alle emozioni di chi sta scrivendo.

La prima cosa da fare quando scriviamo è di sicuro essere comprensibili, rispettando le regole della grammatica, della punteggiatura e della sintassi.

Il passo ulteriore è offrire al nostro lettore tutti gli elementi per comprendere bene, e senza ambiguità, quello che vogliamo dire.

La scelta delle parole

Quando scriviamo, la relazione che instauriamo con il nostro interlocutore è fatta (solo) di parole. O meglio, di contenuti. Li scegliamo, sia per il loro significato, sia per le sfumature emotive, relazionali e di contesto che quei contenuti offrono.

Scegliamo parole che sono vicine al nostro modo di essere e di pensare e che, in qualche modo, suonano vicine al nostro mondo e al nostro modo di essere.

Per esempio, io difficilmente (anzi, mai) scriverò “utente”, parlando di comunicazione. Preferirò “persona”, perché è più vicino al mio tono di voce e al mio stile.

Ritmo, pause, silenzi.

Mentre parliamo, il tono di voce è modulato dal sistema para verbale e dal respiro, che nella scrittura prendono forma grazie alla punteggiatura, alle pause, agli incisi e alle svolte, improvvise o attese.

Questo ci aiuta a guidare il lettore verso la giusta interpretazione del nostro testo, per esempio, sottolineando certi passaggi.

La notte tra il 14 e il 15 aprile del 1912, mentre il transatlantico Titanic affondava senza aver terminato il viaggio inaugurale, uno dei passeggeri scese nella sua cabina di prima classe, indossò uno smoking e risalì sul ponte.

Invece di cercare di salvarsi, si accese un sigaro e attese di morire.

La donna dei fiori di carta, Donato Carrisi

Oppure, facendogli vivere un’emozione o accompagnandolo alla visione di qualcosa di straordinario.

Sapete, è geniale questa cosa che i giorni finiscono. È un sistema geniale, i giorni e poi le notti. E di nuovo i giorni. Sembra scontato, ma c’è del genio. E là dove la natura decide di collocare i propri limiti, esplode lo spettacolo. I tramonti.

Oceano mare, Alessandro Baricco

Tu, lei, voi

Anche la scelta di come rapportarci con il nostro lettore è importante e determina il nostro tono di voce. Gli diamo del tu o del lei? Parliamo a una sola persona o a tante (voi)?

Quando scrivo, penso sempre di farlo verso qualcuno in carne e ossa: questo mi aiuta a raccontargli qualcosa che so e a spiegargli la mia tesi e il mio punto di vista, con le giuste parole e con il giusto tono di voce.

Della nostra sostanza

Non voglio girarci intorno. Il tono di voce del nostro testo deve rispecchiarci. Non può essere lontano da come ci presentiamo. Parlo di bit e atomi (cit.): la nostra presenza online e offline, come scriviamo di noi, per esempio, sul nostro sito web, come parliamo con le persone, eccetera.

Ti dico subito che quando leggo un testo di qualcun altro ho bisogno della sua presenza. Ho bisogno del suo tono di voce, che mi rassicuri, che mi dia forza, che mi informi o che semplicemente mi racconti qualcosa che mi coinvolga talmente tanto da farmene innamorare.

Che il nostro testo sia informativo, persuasivo, narrativo, c’è bisogno che l’autore parli e sia presente in mezzo a quelle parole, a quelle pause, a quei silenzi e a quelle svolte inaspettate. Senza la sua anima, un testo è solo un testo.

Le parole sono come la pellicola superficiale su un’acqua profonda.

Ludwig Wittgenstein

Come allenarsi?

Annamaria Testa dice “credo che il tono di voce che ciascuno esprime quando scrive sia connesso sia con il suo sguardo interiore, sia con il suo sguardo sul mondo.” Il suo libro “Minuti Scritti”, è un valido quaderno degli esercizi per allenare lo sguardo e trovare il proprio stile e tono di voce.

Per approfondire:

Annamaria Testa, Minuti scritti.

Tatiana Cazzaro

Lavoro per aiutare le persone e le imprese a guardare il mondo da una diversa inclinazione per scoprire un modo nuovo di comunicare, di raccontarsi e di entrare in relazione con gli altri. Lo faccio usando il magico potere delle parole e delle storie.

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